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Mentre Raffaello ancora attendeva con i suoi collaboratori agli affreschi della Loggia di Amore e Psiche, al primo piano già fervevano i lavori di ristrutturazione della camera che avrebbe accolto i novelli sposi. Era la stanza più intima della Villa e Agostino Chigi, volendo alludere alla sua funzione, ne affidò la decorazione a Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, un pittore nato a Vercelli ma da tempo attivo tra Siena e Roma. Sulla base di una “prima idea” di Raffaello, questi elaborò nel 1519 sulle pareti del locale, sotto un magnifico soffitto a cassettoni decorato a monocromi, un sintetico ciclo imperniato sulle nozze di Alessandro Magno e Rossane quali risultano da un celebre dipinto dell’antichità descritto da Luciano. Fulcro della narrazione, sulla parete nord, la scena stessa dell’ adempimento nuziale, con il condottiero macedone in atto di offrire la corona alla sua sposa la quale, attorniata da amorini, lo attende sul bordo di un sontuoso letto a baldacchino. Le altre scene, lambite dalla delicata sensibilità paesistica del maestro, mostrano la magnanimità di Alessandro nei confronti della madre, della moglie e delle figlie di re Dario, la doma del cavallo Bucefalo (non esente da interventi estranei alla sua mano) e il momento culminante di una battaglia.
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