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Diese privaten Interessen wiegen zwar nicht leicht, doch werden sie von den öffentlichen, für den Abbruch und die Wiederherstellung des rechtmässigen Zustands sprechenden Interessen übertroffen (vgl. BGE 111 Ib 213 E. 6b S. 225).
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Le recourant a entièrement refait la maison, par étapes. A l'exception des combles, quasi aucune partie du bâtiment actuel ne correspond à l'état d'origine. L'architecte du recourant devait savoir que les travaux complémentaires étaient soumis à une autorisation de construire. Le recourant ne saurait donc invoquer son ignorance sur ce point. Les arguments s'opposant à la construction nouvelle ou à la reconstruction sont d'une part le principe de l'égalité et d'autre part l'un des principes essentiels du droit de l'aménagement du territoire, à savoir la séparation entre zone à bâtir et zone non constructible. En conséquence, il faut donner un très grand poids à l'intérêt public de rétablir l'état conforme à la loi. Cet intérêt public est contradictoire avec les intérêts privés du recourant, de nature essentiellement patrimoniale, à savoir les coûts de construction auxquels s'ajoutent les coûts de démolition et de remise en état. En outre, il doit renoncer à l'usage d'habitation qu'il avait prévu. Certes, ces intérêts privés sont loin d'être insignifiants mais ils pèsent moins lourd que les intérêts publics en jeu avec la démolition et le rétablissement de l'état conforme au droit (cf. ATF 111 Ib 213 consid. 6b, p. 225). Il n'est pas admissible non plus que le recourant, après avoir considérablement modifié lui-même l'aspect de la maison, en contradiction avec l'autorisation de construire, avance ensuite comme argument que sa démolition contreviendrait aux dispositions du plan de protection visant le maintien de l'aspect existant. Le Tribunal administratif a examiné sous cet angle le refus de l'autorisation et en a conclu que la démolition de la maison d'habitation est conciliable avec les dispositions du plan de protection. Ceci n'est pas contestable au regard du droit fédéral. (consid. 3.4)
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Il ricorrente ha rinnovato completamente la casa. Fatta eccezione per il sottotetto, l'edificio non corrisponde più alla sua struttura originaria. L'architetto del ricorrente avrebbe dovuto sapere che le misure edilizie supplementari erano soggette ad autorizzazione. Il ricorrente deve riconoscere di essere stato a conoscenza di questo stato di cose. Vi sono due principi che non ammettono una nuova costruzione o la ricostruzione dell'edificio: da una parte la tutela dell'uguaglianza giuridica, dall'altra uno dei principi fondamentali del diritto in materia di pianificazione del territorio, ossia la separazione tra zona edificabile e zona non edificabile. Di conseguenza, va ponderato con molta attenzione l'interesse pubblico per il ripristino dello stato conforme al diritto. A ciò si contrappongono gli interessi privati del ricorrente, in particolare quelli relativi al patrimonio, vale a dire la perdita dei costi di realizzazione e i costi di demolizione e di ripristino. Inoltre va considerato che egli deve rinunciare alla prevista utilizzazione dell'abitazione. Anche se questi interessi privati non sono trascurabili, prevalgono su di essi gli interessi pubblici per la demolizione dell'edificio e il ripristino dello stato conforme al diritto (cfr. DTF 111 lb 213 consid. 6b pag. 225). Inoltre non è ammissibile che il ricorrente, contrariamente a quanto disposto dall'autorizzazione edilizia, abbia lui stesso modificato notevolmente l'aspetto dell'edificio, argomentando che una demolizione è in contraddizione con il piano di protezione, con il quale si intende mantenere gli attuali aspetti. Il Tribunale amministrativo ha esaminato la demolizione alla luce di queste argomentazioni ed è giunto alla conclusione che essa è compatibile con le condizioni del piano di protezione. Questo principio è incontestabile sul piano del diritto federale (consid. 3.4).
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