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  Elisarion: Der Weg der...  
Tief melancholisch weilte ich in Jootma, in dem ich einst frohe Stunden erlebte und nun sah, wie alles ein Ende nahm. Von einem verkauften Pferde erhielt ich den Betrag. Da traf mich ein Schlag, der mein Nervensystem erschüttern sollte: Eduard schrieb mir, dass er Europa verlassen und nach Ame­ri­ka fahren wolle.
Il padre di Agnes, il barone Hoyningen-Huene, venne an­co­ra in stazione, per salutarci. Mia sorella, io, mio ​​fratello Adolf e una persona estone e la cameriera ci imbarcammo sul treno per Pietroburgo. Non avrei mai più rivisto la terra di casa mia.
  Elisarion: Der Weg der...  
Christine de G., eine Freundin der Gräfin Diesbach bei Bern, lebte in Frankreich und besuchte mich in Florenz. Sie liebte mich ohne Zweifel, und sie schrieb mir noch öfters Briefe; etliche Jahre älter als ich, glich sie einer Dame aus dem Rokoko. Sie würde sicher versucht haben, mich ka­tholisch zu machen.
In questa occasione, voglio ricordare anche un’altra sig­nora, un’aristocratica svizzera, il cui padre era stato un ge­ne­rale napoletano. L’ho incontrata durante un tour da Lucerna a Locarno, e ci ha seguito fino all’hotel di Locarno, dove vi abbiamo soggiornato, la prima volta, solamente un giorno: Christine de G., amica della contessa Diesbach del Bernese, visse in Francia e mi ha successivamente visitato a Firenze. Senza dubbio, lei mi amava, e mi ha scritto frequentemente; parecchi anni più anziana di me, assomigliava a una signora del Rococò. Avrebbe sicuramente tentato di convertirmi al cattolicesimo.
  Elisarion: Teil 3  
Und ich wusste, welche Krankheitsgefahr für das Leben drohte. Ich will hier nicht ein Urteil über meine Ka­meraden fällen; den einen kannte ich als einen eher feinen, zart anmutenden Menschen. Den meisten bleibt ja nichts übrig, als dass sie dieser zweideutigen Lösung ihres Jugend- und Lie­bes­dran­ges erliegen, in unserer sogenannt christlichen Kultur.
Nuovamente cercai di raddrìzzarlo, presentadogli la mig­liore della sua posizione, rispetto alla mia; la sua «as­si­cu­ra­ta posizione nella vita» gli avrebbe permesso un lavoro senza intoppi». Riccamente dotato interiormente, avrebbe potuto progredire senza difficoltà, mentre io ne avrei avuto in ab­bon­dan­za, se non altro per causa della russificazione. «Puoi pren­der­ti la bellezza nel tuo intimo», lo consolai, «costruirti una bellezza nel tuo essere». Non doveva rinunciare al suo polo ide­ale, Elisabetta. Quando c’è di mezzo l’amore, si possono su­pe­ra­re le difficoltà di diverse visioni del mondo, di altre fedi. «Non fossero diventate tue, non devi disperartene; un grande uomo non deve soccombere di fronte ad un singolo. I grandi maestri hanno ricuperato in se stessi tutto il mondo. Può il desiderio per una singola donna mettere un giogo a tutto il tuo spirito? che vada in frantumi, indipendentemente dal fatto che questa donna rappresenti alla fine che una parte dell’umanità.»
  Elisarion: Der Weg der...  
Einmal, als ich den Knaben photographisch aufnahm, kam gerade der Vater und freute sich daran; und er hat mich mal gebeten, ob ich seinen Sohn nicht liebevoll bessern könnte, dass er sein Leben ernster und gewissenhafter nähme, auch im Studium.
Una volta, mentre stavo fotografando il ragazzo, il padre passò per caso e ne fu contento; e lui è giunto a chiedermi se non potessi rendere, amorevolmente, la vita di suo figlio più seria e coscienziosa, anche nello studio. Naturam espelles, tamen revertitur, ovvero, la natura nativa non può essere esor­ciz­za­ta, lei continua ad affermare se stessa. Fonda­men­tal­men­te, Corrado era un giovane franco, non male affatto. L’ho ri­vi­sto diversi anni dopo e dava sempre ancora la sensazione di giovinezza; ormai era diventato un ballerino e molto era in Inghilterra dove il padre lo aveva mandato da pa­ren­ti. L’Italia aveva mantenuto qualcosa di suo dell’allora an­ti­chi­tà indigena, specialmente in Toscana – Siena e Firenze – dove l’intelligenza naturale stessa non sono così impadronite dalla chiesa, come invece in Umbria, in Liguria e Piemonte. La gioventù maschile in Italia era certamente più libera che quella femminile – in quel momento. Una signora già matura, come la nobile sig­no­ri­na Tedda, di cui ho già parlato, non era auto­riz­za­ta a fare le sue visite a Firenze da sola, nemmeno presso la signora americana che conoscevamo assieme. Gli italiani con­vin­ti, che una libertà avrebbe potuto funzionare che per le nor­di­che e non per le donne italiane dal sangue caldo.
  Elisarion: Teil 2  
Es war erreicht: wir sollten aus dem Land­haus von Sophienthal in das grosse Herrenhaus von Jootma übersiedeln, das vier Kilometer von jenem entfernt lag. Jootma war ein Rittergut, das nun dem Verwandten und Studien­ka­me­ra­den meines Vaters, Baron Maydell zu Kurro, gehörte, der es von Herrn Viktor von Henning erworben hatte, der mein Tauf­vater war.
Se l’inizio del 1883 fu per me greve di tristezza, l’estate avrebbe portato a compimento un mio desiderio la cui aspettativa mi riempiva di gioia. Ce l’avevamo fatta: avremmo traslocato dalla casa di campagna della tenuta di Sophiental nella casa sig­no­ri­le di Jootma, distante quattro chilometri da quest’ultima. Jootma era un cavalierato appartenente al barone Maydel von Kurro, parente e collega di studi di mio padre, che l’aveva a sua volta acquistato dal signor Viktor von Henning, che era stao mio padrino di battesimo. Una volta, i cavalierati baltici po­te­va­no essere posseduti che da parenti di appartenenti, in quanto immatricolati, alla nobiltà baltica. Il signor von Henning, che non ne possedeva i titoli, l’aveva acquisito per il tramite di sua moglie, nata baronessa Sophie von Wrangel il cui padre aveva creato i bei giardini di Jootma. Da lei deriva la denominazione «Sophienthal» data dal marito al possedimento. Questa rego­la­men­ta­zio­ne venne poi annullata e presto i cavalierati poterono passare nelle mani di proprietari che non possedevano i titoli nobiliari previsti antecedentemente. Il barone Maydell pos­se­de­va oltre Kurro, dove viveva sua sorella, anche i cava­lie­ra­ti Jootma e Resna, la cui casa signorile era stata distrutta da un incendio. Prima di noi, nel castello di Jootma, ci aveva vissuto in affitto un barone Rosen. Ora era libero e lasciato a nostra disposizione. Jootma poteva de facto essere considerato un cas­tel­lo e, visto esternamente, appariva molto più cospicuo dell’abitazione signorile di Kurro, superato nell’aspetto che dal goticheggiante candido castello di Lechts che avrebbe per mè ben presto assunto un altro significato. Bella anche la re­si­den­za del bianco castello di Taps dalle sue sei colonne, dove abi­ta­va Alla von Fock, mia madrina di battesimo. Jootma era una casa a due piani in stile impero e aveva sul suo fronte 24 fi­nes­tre con un peristilio a mo’ di tempio dalle quattro colonne sui due piani. La si vede già all’arrivo nella verde corte delle rose, circondato da alberi di ogni tipo, tigli, betulle, pioppi di di­ver­sa specie, Pini e cespugli fioriti. Si entra da sinistra, come in un boschetto di fogliami e pini, e ci fermiamo davanti alla sca­li­na­ta con il colonnato. Entriamo nell’anticamera, dove si depo­si­ta­no le nostre cose. Qui, un antico armadio con uno specchio in mahagony. Di fronte, attraverso una porta ad ante battenti scorgiamo la sala da pranzo con la doppia porta sulla veranda che guard