dgs – -Translation – Keybot Dictionary

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Gerhard Kleinhenz left in Autumn 2002 just before – in the person of Jutta Allmendinger – Professor of Sociology became Director of the IAB for the first time at the beginning of 2003. Previously, she had been Head of the Institute for Sociology at the Ludwig Maximilian University in Munich and Chair of the German Society of Sociology (Gesellschaft für Soziologie, DGS).
Seit seiner Gründung hatte das IAB vier Direktoren und eine Direktorin. Von 1967 bis 1987 leitete der vormals am Deutschen Institut für Wirtschaftsforschung (DIW) in Berlin tätige Ökonom Prof. Dieter Mertens das Institut. Im Jahr 1988 wurde der Volkswirt und ehemalige Rektor der Universität-Gesamthochschule Paderborn Prof. Friedrich Buttler Direktor und blieb es bis 1994. Danach gab es eine Interimsphase, in der das Institut mehrere Jahre kommissarisch von dem damaligen Leiter des Arbeitsbereichs „Kurzfristige Arbeitsmarktvorausschau und Arbeitszeitforschung“, Dr. Hans-Peter Leikeb, geführt wurde. Ihm folgte 1997 der an der Universität Passau lehrende Professor Gerhard Kleinhenz, mit dem erneut einem Volkswirt die Geschicke des Instituts anvertraut wurden. Er schied im Herbst 2002 aus, ehe Anfang 2003 mit Prof. Jutta Allmendinger erstmals eine Frau und Soziologin Chefin des IAB wurde. Davor leitete sie das Institut für Soziologie an der Ludwig-Maximilians-Universität München und war Vorsitzende der Deutschen Gesellschaft für Soziologie (DGS). Im April 2007 wechselte sie als Präsidentin an das Wissenschaftszentrum Berlin (WZB) und auf eine Professur an die Humboldt-Universität in Berlin. Ab Oktober 2007 leitete der Regensburger Ökonomieprofessor Joachim Möller das Institut. Er begleitete bereits vorher das IAB als Mitglied des Wissenschaftlichen Beirats. Im Oktober 2018 verabschiedete er sich in den Ruhestand. Vizedirektor Ulrich Walwei hat seither die kommissarische Leitung des Instituts inne, bis der Direktor/innenposten des IAB wieder neu besetzt wird.
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Additionally, as of 2015 banks will be required to contribute to the 'Schema di Garanzia sui Depositi' (DGS, Deposit Guarantee Scheme),[3] to the 'Fondo Nazionale di Risoluzione'[4] (National Resolution Fund, which in turn will contribute to the Single Resolution Fund) and to European monitoring costs.
Lo scenario che indichiamo per i prossimi anni implica la conferma e in alcuni casi un rafforzamento delle tendenze già delineate nel 2014. In particolare, le altre spese amministrative nel triennio 2015-2017 aumenteranno ancora, come risultato di componenti di segno opposto. Il completamento dei piani di razionalizzazione della presenza territoriale determinerà un’ulteriore riduzione delle spese di gestione degli immobili e di funzionamento, ma questi risparmi saranno bilanciati dall’aumento di tutte le altre voci di spesa legate a nuova regolamentazione e vigilanza che, oltre ad impegnare risorse umane interne (e quindi generare spese difficilmente misurabili dalle informazioni pubbliche), richiederà alle banche di far ancora ricorso a servizi specifici e professionali per sostenere gli adeguamenti normativi, aumentando ulteriormente i costi di compliance. Inoltre dal 2015 le banche dovranno contribuire allo Schema di Garanzia sui Depositi (DGS),[3] al Fondo Nazionale di Risoluzione[4] (che confluirà poi nel Fondo Unico di Risoluzione) e alle spese per la vigilanza europea. La stima dei contributi per le banche italiane a regime sarebbe intorno ai 5 miliardi per il fondo di risoluzione (ovvero l’1% dei depositi garantiti) e ai 4 miliardi per il DGS (ovvero lo 0.8% dei depositi garantiti)[5] da sostenere nel corso dei prossimi 10 anni. La contribuzione annua sarebbe pari a circa 900 milioni; di questi, circa 600 milioni (ovvero il 70%) devono essere effettivamente esborsati mentre il restante 30% può essere contabilizzato tra gli impegni di pagamento irrevocabili. Va segnalato che nella nostra previsione questi contributi sono contabilizzati direttamente nelle altre spese amministrative. Tuttavia, in via prudenziale, alcuni operatori potrebbero alimentare il fondo rischi oneri, segnalando il relativo accantonamento in conto economico prima di ricevere la richiesta di pagamento (come già espressamente registrato nella prima trimestrale del 2015 da alcuni gruppi bancari nazionali); in questo caso si registrerebbe un’uscita finanziaria solo al momento dell’effettiva richiesta di contributo, con impatti a stato patrimoniale. Queste due diverse vie di segnalare il costo relativo all’alimentazione del fondo di risoluzione e del DGS potrebbero spostare, rispetto alla nostre ipotesi, parte delle spese dai costi diversi agli accantonamenti fondo rischi e oneri, senza tuttavia determinare differenze significative sul risultato economico complessivo del settore. Pe
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