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Ribolla è nata intorno a una miniera di lignite come villaggio “fabbrica”. I segni di questo passato sono evidenti ancor oggi, almeno quanto la causa della tragedia che segnò la fine della sua miniera. Scrive Luciano Bianciardi ne La vita agra: «Rimasi quattro giorni nella piana sotto Montemassi, dallo scoppio fino ai funerali, e li vidi tirare su quarantatré morti, tanti fagotti dentro una coperta militare. Li portavano all'autorimessa per ricomporli e incassarli [...]. Alla sala del cinema, ora per ora, cresceva la fila delle bare sotto il palcoscenico, ciascuna con sopra l'elmetto di materia plastica, e in fondo le bandiere rosse. Venivano a vederli da tutte le parti d'Italia, giornalisti con la camicia a scacchi, il berrettino e la pipetta, critici d'arte, sindacalisti, monsignor vescovo, un paio di ministri che però furono buttati fuori in malo modo. [...] E quando le bare furono sotto terra, alla spicciolata se ne andarono via tutti, col caldo e col polverone di tante macchine sugli sterrati. Io mi ritrovai solo sugli scalini dello spaccio, che aveva chiuso, e mi sembrò impossibile che fosse finita, che non ci fosse più niente da fare.»
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